Parco del Lavino: un’oasi tutta abruzzese
di Valerio Di Fonso
Sembra un’oasi tipica del deserto. Acqua blu, lucente come uno zaffiro. Quasi turchese. Una chiazza di cielo che annega nel verde della vegetazione. La macchia dalle sfumature esotiche non si trova in luoghi lontani nello spazio, ma è ben nascosta nell’Abruzzo, tra la costa e la montagna. Tra il Mar Adriatico e la Maiella. Si tratta del Parco del Lavino, contenente 40 ettari di vegetazione e sorgenti sulfuree.
Parco del Lavinio, Scafa e Giocchino Murat
Area naturale protetta dal 1987, il Parco del Lavinio si trova nel territorio Comunale di Scafa, a 40 chilometri da Pescara, in località Decontra nel Vallone Santo Spirito. Proprio la città di Scafa prendo il nome da un’imbarcazione, voluta da Gioacchino Murat per trasportare persone, animali e oggetti da una sponda all’altra del fiume Lavino.
Il fiume che dà il nome al Parco
Il fiume Lavino, dalla portata di 800 litri al secondo, nasce dal Vallone di Santo Spirito, la zona settentrionale del massiccio montuoso della Maiella e, dopo aver passato Scafa, si va a gettare nelle acque del fiume Pescara. E’ un complesso suggestivo, una tavolozza di colori grazie ai laghetti che sfumano da un bel colore azzurro al turchese per la presenza di particolari alghe e solfati disciolti con una vegetazione varia e ricca.
Parco Lavino e il suo mulino
Le acque sgorganti del Lavinio in passato erano sfruttate per azionare le pale del mulino Farnese, ancora presente sulle sponde del fiume, risalente al XVI secolo. Al suo interno si trovano tre macine per frantumare grano, orzo, segale e granturco. Leggende locali descrivono i gestori dei mulini come truffatori, poiché nel corso degli anni, avrebbero preso le colture dei contadini locali, per poi rendergli meno farina di quella che gli spettava. Dalla macinazione all’idroelettrico il passo è breve. Le acque, infatti, hanno azionato la turbina di una centrale idroelettrica in passato, ma sono state anche sfruttate per l’irrigazione delle coltivazioni nei campi adiacenti al parco.
La biodiversità del Parco Lavino e le sue acque
A fare da cornice l’immensa biodiversità della vegetazione, composta da salici bianchi, pioppi, biancospini, sambuco, ginestre, canne, giunchi e altre piante palustri. Una dimora perfetta per cardellini, usignoli, volpi, ricci e faine, mentre la fauna acquatica è composta soprattutto dal martin pescatore e le gallinelle d’acqua. Il forte odore che contraddistingue i 40 ettari delle sorgenti nasce dalla stessa acqua sulfurea, che sgorga a temperature simili a quella ambientale, ma è caratterizzata dalla presenza di acido solfidrico. Un giusto prezzo da “pagare” per poter ammirare un luogo unico in Abruzzo.
I sentieri che si snodano all’interno del parco (attrezzato anche con giochi o aree di sosta) sono adatti a tutti: dai neofiti ai camminatori più esperti.