Addio Amarena, l’Abruzzo piange l’orsa simbolo della Regione
di Valerio Di Fonso
L’orsa Amarena è stata uccisa. Una fucilata, o forse più, a pochi metri dai confini del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, nel Comune di San Benedetto dei Marsi. La carcassa è stata rinvenuta ieri sera, attorno alle 23:00. Inutile l’intervento delle Guardie del Parco, così come vano è stato il sopralluogo della squadra di pronto intervento e del veterinario del Pnalm, che ha potuto solo constatare la morte del plantigrado. E se per il suo cucciolo, Juan Carrito, la morte nell’Alto Sangro in un freddo pomeriggio di gennaio fu un tragico incidente non si può certo dire lo stesso per il destino di Amarena. L’uomo che avrebbe lasciato partire i colpi è stato immediatamente identificato dai Guardia Parco e poi sottoposti ai rilievi a cura dei Carabinieri della locale stazione. Si tratta di un cinquantaseienne del luogo, che ha raccontato alle forze dell’ordine di aver sparato per paura.
Mezza Italia aveva ancora negli occhi le immagini di Amarena e dei suoi cuccioli che la scorsa settimana scorrazzavano tra le strade di San Sebastiano dei Marsi. Tanti i commenti di elogio sul web per quegli abruzzesi, più gentili che forti, che avevano dato dimostrazione di una civile convivenza con l’orso. “In Trentino gli orsi li ammazziamo – si leggeva su Facebook -. In Abruzzo ci convivono. Viva l’Abruzzo e il suo senso civico”. Ma la crudeltà umana non conosce confini e dimora in ogni dove. Lo dimostrano i proiettili fatti di piombo e cattiveria che nella notte hanno spezzato la vita di Amarena. Dove si trovino i cuccioli, al momento, non si sa. Spaventati sicuramente da quegli spari di morte.
Venerdì, ironia della sorte, alle 21:00 a Civitella Alfedena si concludeva un incontro incentrato sul rapporto tra le comunità che vivono il Parco e le specie che lo abitano. Nemmeno due ore dopo gli interventi del Direttore del Pnalm, Luciano Sammarone, e del presidente della Comunità del Parco, Antonio Di Santo, Amarena è stata trovata uccisa a colpi di fucile.
Distesa a terra, sanguinante, esanime. E’ come se quelle pallottole fossero state sparate ad ogni abruzzese. E’ come se quei colpi avessero raggiunto il cuore di tutti coloro che cercano di vivere nella regione verde d’Europa rispettando la natura e i suoi figli. Nei cuori di chi è consapevole che in una regione con il 30% di territorio tutelato come area protetta si è ospiti, e non padroni.
Il destino di Amarena non è poi così lontano da quello dell’orso ucciso, anch’esso con barbare fucilate, a Pettorano sul Gizio, in provincia dell’Aquila. La sua colpa è stata quella di essersi intrufolato in un pollaio. Un crimine per il quale, nel 2020, la Corte d’Appello si è espressa, condannando in sede civile il 67enne che ha premuto il grilletto. Ma nessun risarcimento riporterà a casa Amarena. Nessun euro riconsegnerà ai due cuccioli, dispersi al momento, la propria madre. Nessun assegno darà indietro all’Abruzzo uno dei 60 orsi che popolano la regione.
E allora addio, Amarena. E perdonaci per essere uomini, perché se fossimo bestie come voi non avremo la crudeltà per premere il grilletto.