Orso o Uomo: chi è l'esemplare problematico?
di Valerio Di Fonso
L’orsa che ha ucciso il runner Andrea Papi ha un “nome” e un volto. Si tratta di JJ4, plantigrada di 17 anni con la “fedina penale” già macchiata. Nel 2020, infatti, l’esemplare aggredì padre e figlio, entrambi cacciatori, tra i boschi del Monte Peller. Un incontro ravvicinato avvenuto la notte del 22 giugno lungo un sentiero. L’esemplare aggredì Christian Misseroni (al tempo ventinovenne) che venne soccorso dal padre Fabio (cinquantanovenne all’epoca). Fabio Misseroni si scagliò contro JJ4, che stava sormontando Christian, caduto a terra. L’orsa non esitò ad attaccare anche Fabio, con zampate e morsi alla gamba dell’uomo, prima di fuggire. Una vera battaglia, che costò a Fabio Misseroni un ricovero in ospedale per un intervento chirurgico per ridurre una frattura alla caviglia.
I precedenti
L’orsa è stata al centro di una battaglia legale per essere abbattuta, ma l’ordinanza di cattura e abbattimento voluta dal presidente della Provincia Maurizio Fugatti era stata annullata dal Tar Trentino dopo il ricorso presentato dalle associazioni Lac, Lav, Lipu, Lndc e Wwf. Una sorte nefasta, invece, è toccata ai rispettivi fratelli JJ1 (ucciso nel 2004 in Germania) e JJ3 (abbattuto dalle autorità svizzere).
L'uomo o l'orso
Siamo sicuri che sia l’orso il vero problema? Oppure è l’uomo che sottovaluta i rischi e i pericoli connessi all’invasione sul territorio popolato dai plantigradi? In Abruzzo la comunità e la fauna selvatica riescono a convivere pacificamente, mentre le rare aggressioni registrate certificano un clima ben diverso in Trentino. Insomma, con l’orso bisogna saperci convivere, così come con tutta la natura che ci circonda, ricordando che gli ospiti su questo pianeta siamo noi.
Incontro con l'orso, cosa fare (e cosa no)
Anzitutto bisogna tenere in considerazione un fattore importante: l’orso non caccia l’uomo. Attacca solo se ferito oppure se vede minacciati i propri cuccioli. Lo dimostrano i pochissimi casi di aggressioni registrate nell’ultimo secolo, in Italia e in Europa. L’orso è un animale schivo per natura. Cerca di rimanere il più lontano possibile dagli uomini, e nonostante sia al vertice della catena alimentare, non vede l’essere umano come una preda. Nel caso doveste incontrare un orso durante le vostre escursioni bisognerà seguire poche semplici regole per evitare di innervosire il plantigrado che, come tutti gli animali, vive di istinti e non di cattiveria o rabbia. Per prima cosa, se mai doveste incrociare dei cuccioli di orso allontanatevi subito. La madre, per istinto di protezione, potrebbe attaccarvi. Non correte, né tentate di arrampicarvi sugli alberi. Allontanatevi a passi laterali e lentamente, mantenendo fisso lo sguardo sull’orso. Non lanciate pietre, bastoni o altri oggetti contundenti contro l’animale. Tra le altre raccomandazioni redatte dal Wwf Abruzzo in caso di incontro con un orso, figura il consiglio di mantenere almeno 100 metri di distanza dall’animale. Inoltre, se camminate lontano dai sentieri, producete rumori o parlate a voce alta per evitare di incrociare un plantigrado. L’orso, avvertendo i rumori, tenderà a starvi alla larga. Ovviamente bisogna evitare grotte o rifugi che potrebbero essere dimora dell’animale. Qualora dovesse seguirvi mentre vi allontanate, rimanete fermi, parlate cautamente in modo che vi riconosca e vi lasci in pace.
La differenza tra Trentino e Abruzzo
Ma per quale motivo Trentino e Abruzzo sono così distanti nella convivenza con l’orso? Anzitutto bisogna considerare le due differenti specie che popolano le rispettive aree. In Abruzzo vi sono nel solo territorio del Pnalm circa 60 orsi bruni marsicani. Una sottospecie del comune Ursus arctos presente in Trentino e importato direttamente dai boschi della Slovenia. L’orso bruno marsicano è più piccolo dei suoi “cugini” settentrionali. Il suo peso può arrivare a un massimo di 230 kg nella stagione autunnale, mentre per l’Ursus arctos sono stati classificati anche esemplari da 700kg.
La gestione dei parchi
La gestione del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, inoltre, evita qualsiasi contatto tra uomo e orsi all’interno dei territori dei plantigradi. A stabilire norme ferree è il regolamento messo a punto tre anni fa dall’ente parco, che disciplina i “disturbi esterni”. Il Pnalm è diviso in quattro aree. In alcune vi si può accedere anche con animali al guinzaglio. In altre si può andare in bicicletta. Altre, invece, sono off limits. Nella “zona A”, ad esempio, si può andare solamente a piedi, seguendo rigorosamente i sentieri escursionistici dai quali è vietato uscire. Un modo per regolamentare i flussi, ma anche per permettere agli orsi di capire quali sono le “zone di disturbo” dalle quali si tengono alla larga. Diversa è la situazione del Parco Adamello Brenta in Trentino. Nonostante la cura delle attività umane all’interno dei confini del Parco, non vi sono limiti d’accesso al suo interno. Inoltre i circa cento orsi che popolano il territorio non sono tutti autoctoni, bensì importati dalla Slovenia con il progetto Life Ursus per ripopolare i boschi trentini di plantigradi tra il 1999 e il 2002.
La presenza dell'uomo
La diversa concentrazione antropica è un ulteriore fattore determinante. In Trentino l’unità di abitanti per km quadrato è due, tre volte quella abruzzese, e le persone che frequentano la montagna sono molte di più per cui aumenta anche la possibilità di incontrare gli orsi.
Juan Carrito, l'orso confidente
Poi c’è il caso Juan Carrito. Una storia completamente differente, interrotta tragicamente lo scorso gennaio, con la morte dell’orso investito nei pressi di Castel di Sangro. L’orso confidente, come era conosciuto. Juan Carrito era cucciolo dell’orsa Amarena. Il suo primo avvistamento avvenne sul “Passo di Carrito”, che divide Marsica e Valle Peligna. Le sue scorribande, però, ebbero luogo nell’Alto Sangro. Juan Carrito era diventato una celebrità a Roccaraso. Spesso compariva in giardini privati, o davanti ai secchi dell’immondizia in paese mentre era in cerca di cibo. Spuntini anche prelibati, non solo rifiuti. Carrito, infatti, fu anche avvistato nei pressi del ristorante Reale a Casadonna dello chef tristellato, Niko Romito. Lo stesso orso fece razzia in una pasticceria di Rivisondoli prima, e in una di Roccaraso poi. Avvistato anche sulle piste da scii dell’Aremogna, Carrito non ha mai dato problemi all’uomo. Si tentò di “rieducarlo” nel 2022, con cattura del plantigrado e trasporto a Palena per tenerlo lontano dai centri abitati solitamente frequentato. Un tentativo vano di cancellare quella sua confidenza, risultata fatale per uno dei simboli dell’Abruzzo.